L’allarme parte nuovamente da Greenpeace e riguarda ancora una volta l’Artico la cui temperatura si è elevata negli ultimi anni molto più che in altre regioni del mondo con ripercussioni sul clima mondiale di grave entità, nello specifico nell’emisfero nord del Pianeta, denunciano gli ambientalisti, potranno aumentare i fenomeni meteorologici estremi. L’alterazione di questo ecosistema, unico e prezioso, agli estremi confini settentrionali del nostro pianeta, può aggravare dunque gli effetti dei cambiamenti climatici, con pesanti ripercussioni sulla nostra vita. Greenpeace ha scelto di sottolineare il messaggio proprio nella formulazione del titolo del nuovo rapporto, “What happens in the Arctic doesn’t stay in the Arctic“, “Ciò che accade nell’Artico non resta confinato nell’Artico“.
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Da tempo Greenpeace chiede che le acque internazionali intorno al Polo Nord diventino un Santuario Artico in cui sia vietata qualsiasi attività industriale estrattiva. Nelle prossime settimane l’Ospar, la commissione internazionale deputata alla conservazione dell’Artico, potrebbe decidere di istituire un’area protetta di oltre 226mila chilometri quadrati, realizzando così il primo pezzo del Santuario.
Quasi otto milioni di persone hanno già firmato la petizione internazionale di Greenpeace per impedire lo sfruttamento dell’Artico, unendosi all’appello dell’associazione ambientalista affinché questo questo vitale oceano di ghiaccio possa essere preservato a difesa del clima terrestre.