La cistite è un’infiammazione fastidiosa e spesso anche dolorosa che coinvolge la vescica e il tratto urinario. Molto spesso, quando si verifica, ce ne si accorge proprio per i sintomi sgradevoli che si avvertono, dalla necessità avvertita come impellente di urinare anche ogni pochi minuti, al bruciore intenso che si sente al momento di espellere anche poche gocce di urina.
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In alcuni casi però, la cistite non presenta alcun sintomo. Il termine che indica questa situazione è “batteriuria asintomatica”: quello che accade è che la flora batterica della vescica (in caso si tratti di donne, come è nella maggior parte dei casi cistite, anche la flora vaginale) subisce un cambiamento e una tipologia di batteri in particolare inizia a proliferare, creando colonie superiori ai 100.000 elementi per mL di urina – eppure non si avvertono fastidi di alcun genere.
Cosa si consiglia di fare in questi casi? Nella maggior parte delle circostanze, quando si scopre che c’è in corso una cistite asintomatica, si decide (parliamo ovviamente di valutazione medica) di non intervenire con gli antibiotici. Infatti, si considera che se non ci sono sintomi l’organismo abbia alte probabilità di sconfiggere da solo quella proliferazione batterica e che l’uso di farmaci antibiotici potrebbe peggiorare le cose, creando disequilibri nella flora batterica magari senza riuscire a debellare l’infezione in modo efficace. Spesso infatti la batteriuria asintomatica è recidivante. Esistono però alcune linee guida che specificano in quali casi di cistite senza sintomi è opportuno iniziare una terapia farmacologica: si sceglie di agire in questo modo quando ci sono infezioni in neonati, in anziani (soprattutto se diabetici), in persone che hanno subito un trapianto o che dovranno affrontare un intervento chirurgico di tipo urologico e quando la paziente è una donna in gravidanza.
Ma come mai la donna incinta viene considerata più “a rischio” in caso di cistite asintomatica?
Gravidanza e cistite, un binomio comune
Uno dei motivi per cui nella maggior parte dei casi non si interviene in caso di batteriuria asintomatica è che, lo abbiamo visto, c’è un’alta probabilità di risoluzione spontanea (più del 30% dei casi). Al contrario, le infezioni urinarie contratte in gravidanza si risolvono senza terapia solo nello 0-3% dei casi! Questo avviene perché i cambiamenti fisici e ormonali durante la gestazione sono così numerosi da rendere più difficile per l’organismo ritrovare in modo naturale l’equilibrio della flora batterica in caso di cambiamenti di quest’ultima. I cambiamenti ormonali sono anche di per sé un motivo di aumento della probabilità di infiammazione della vescica e del tratto urinario durante i mesi di attesa, rendendo molto frequente che la donna incinta abbia una cistite asintomatica. Anche il peso dell’utero e la riduzione dell’attività intestinale correlata a questo concorrono ad aumentare la probabilità di cistite in gravidanza.
Gli esami delle urine vengono ripetuti con frequenza durante la gestazione proprio per questi motivi. Si sa che è facile che si presenti una situazione di batteriuria asintomatica e si sa che c’è un rischio maggiore per la donna incinta di sviluppare infezioni più serie anche se inizialmente senza sintomi. Ecco perché il medico sceglie di agire prescrivendo gli antibiotici (naturalmente solo scegliendo farmaci sicuri in gravidanza): se l’infezione dovesse progredire, si correrebbe il rischio di farla arrivare alla cistite sintomatica o alla pielonefrite, cioè il coinvolgimento del rene, che in una donna incinta potrebbe portare anche ad un travaglio pretermine o ad una rottura delle membrane (le cosiddette “acque”, cioè il sacco amniotico) anticipata.
Prevenzione della cistite in gravidanza
Le condizioni ormonali e fisiologiche sopra citate rendono davvero frequente che si verifichi un’infiammazione della vescica anche asintomatica in una donna incinta.
I suggerimenti per ridurre il più possibile questa eventualità sono legati prevalentemente all’alimentazione (bere molto è cruciale, così come evitare l’abuso di cibi troppo zuccherati che agevolano la proliferazione batteria nell’ambiente vescica/tratto urinario), all’uso di biancheria in cotone e alla scelta attenta del sapone per l’igiene intima.