“Io annuncio cose inaudite.” Con questo messaggio rivoluzionario Lucrezio irrompe nella Roma repubblicana del I secolo a.C., paralizzata dalla tradizione e sfigurata moralmente dalla febbre del potere e dalla brama del denaro. Religione, politica e amore sono costruzioni della mente, forme di alienazione e fonti di infelicità: indossano una maschera e nascondono la realtà.
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Quale la via d’uscita? Lucrezio non ha dubbi: “la scienza della natura”, la quale consente il “disvelamento”, quella “apocalisse” che dalle tenebre dell’ignoranza ci porta alla luce della ragione e ci rivela verità rasserenanti: l’aldilà con le sue pene e paure non esiste; un’unica legge governa tutte le realtà; l’universo sta in equilibro grazie al bilanciamento di forze uguali e contrarie per cui nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma; è leggibile perché le singole realtà sono ordinate secondo i principi della scrittura e della grammatica; la forma più nobile di devozione è contemplare il tutto con mente serena.
Capiamo perché il poema Sulla natura di Lucrezio ha cambiato il volto della cultura europea.
Ivano Dionigi è professore emerito di Lingua e Letteratura latina dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, di cui è stato Magnifico rettore dal 2009 al 2015. È inoltre direttore del Centro studi “La permanenza del classico” e consultore del Dicastero della cultura e dell’educazione della curia romana. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Parole che allungano la vita (2020) e L’apocalisse di Lucrezio (2023).