La coscienza è davvero ciò che ci distingue dagli altri essere animati? È riducibile a processi chimici e meccanici? Se sì, che parte hanno in questi processi il dolore e l’amore, i sogni e la gioia?
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Queste sono alcune delle grandi domande su cui si arrovellano filosofi e scienziati a partire da Cartesio, ma le teorie sulla coscienza elaborate finora, sostiene Dennett, sono tutte sbagliate, anche se la loro semplicità intuitiva ci spinge a crederle vere.
È vero invece che non c’è traccia nel nostro cervello di un “autore centrale”, produttore di un unico e difinitivo flusso di coscienza. La nostra mente non funziona come una dittatura o una monarchia ma come una democrazia molto sofisticata.
“Spiegherò i vari fenomeni che compongono ciò che chiamiamo coscienza mostrando come siano tutti effetti fisici delle attività del cervello. Proporrò analogie per rompere vecchi abiti di pensiero e organizzare un’unica visione coerente, sorprendentemente diversa dal tradizionale punto di vista sulla coscienza“.
Daniel C. Dennett è Austin B. Fletcher Professor of Philosophy e direttore del Center for Cognitive Studies della Tufts University. Tra i suoi libri pubblicati nella collana Scienza e idee, Rompere l’incantesimo (2007), Strument