L’importanza della cura e la capacità di affrontare la perdita di una persona cara: di questo tratta “Al Dio Ignoto” di Rodolfo Bisatti. Se la programmazione in sala prevista è saltata a causa della pandemia, l’uscita del film proprio in questi giorni eccezionali assume un significato particolarmente intenso.
Dopo la sua anteprima al museo MAXXI di Roma in occasione della mostra “Della Materia Spirituale dell’Arte” a fine 2019, “Al Dio Ignoto” sarà disponibile sulla piattaforma Chili a partire da mercoledì 23 aprile, sia nella versione acquistabile, sia a noleggio.
Quinto lungometraggio di Bisatti (Il Giorno del Falco, La Donna e il Drago) realizzato con il sostegno del Mibact, il film si incentra sulla lotta silenziosa di una donna per sopravvivere e affrontare uno dei più grandi tabù della società contemporanea: la morte di una persona amata.
Nel cuore di Lucia abita un dolore che non riesce ad alleviarsi: la prematura scomparsa della primogenita Anna, morta di leucemia.
Mentre il fratello adolescente di Anna, Gabriel, cerca di elaborare il lutto adottando uno stile di vita temerario, Lucia cerca di sopravvivere dedicandosi interamente alla cura di malati terminali dell’Hospice nel quale lavora come infermiera. Come maestri inconsapevoli, saranno proprio loro a mostrarle una strada possibile per affrontare la sua angoscia.
Formatosi a Ipotesi Cinema sotto l’egida di Ermanno Olmi e suo collaboratore per vent’anni, Rodolfo Bisatti costruisce il film per sottrazioni, avvalendosi di un lungo lavoro di preparazione e della prova attoriale di un affiatato gruppo di attori, fra cui spiccano Paolo Bonacelli (Salò, Fuga di Mezzanotte, Night on Heart) e i due protagonisti, Laura Pellicciari e l’esordiente Francesco Cerutti nel ruolo di Gabriel.
“Penso che l’argomento di questo film sia fondamentale per attivare una ricostruzione consapevole della società” commenta il regista Bisatti “La paura e l’allarmismo, come vediamo in questi giorni, portano al panico e alle barbarie, mentre la consapevolezza conduce alla capacità di preservare e ricostruire con intelligenza”
Girato in ambientazioni reali e a stretto contatto con i pazienti, il film è anche una testimonianza di come la cura palliativa debba restare vicina all’umanità delle persone senza mai diventare la sola esecuzione di un rigido protocollo. E una poetica esortazione a guardare avanti affrontando una delle sfide più difficili da elaborare.
La piattaforma Chili, che aveva già pre-acquistato il film a gennaio 2020, presenta contemporaneamente il film anche in Polonia, Regno Unito, Germania e Austria.