Le coste italiane stanno via via scomparendo a causa dell’erosione naturale ma anche dei rifiuti e dell’edilizia selvaggia, questo in breve il nuovo rapporto di Legambiente sullo stato dei nostri literali tutt’altro che positivo, si calcola che ogni anno si perdono circa 8 chilometri di coste a causa del cemento selvaggio con la costruzione spesso senza controlli di palazzi, case o alberghi. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto “Ambiente Italia 2016” di Legambiente, secondo cui circa un terzo dei litorali nostrani è minacciato dall’erosione costiera. A rendere “ancora più fragili le nostre coste”, si spiega nel report, sono anche mala depurazione, rifiuti (soprattutto plastica) e impatti dei cambiamenti climatici.
Senza un un cambio delle politiche – avverte l’associazione ambientalista – la perdita di territorio costiero è destinata a crescere. L’analisi di Legambiente, tra consumo di suolo ed erosione, prende in considerazione 6.500 chilometri di costa, da Ventimiglia a Trieste fino alle due isole maggiori. Di questi, 3.300 chilometri sono stati trasformati in modo irreversibile (720 chilometri sono occupati da industrie, porti e infrastrutture, 920 colonizzati da centri urbani), e su quasi 1.700 chilometri sono state costruite ville e villette.
Secondo i dati presentati da Legambiente, sono 14.542 i reati compiuti ai danni del mare e della costa italiana, per una media di 40 al giorno (due ogni chilometro). L’inquinamento resta il nemico principale dell’habitat marino è messo alla prova dall’inquinamento: il 25% degli scarichi cittadini non vengono depurati (con punte del 40% in alcune località) e ben 1.022 aree sono in procedura di infrazione europea, mentre soltanto il 19% della costa (1.235 chilometri) è sottoposta a vincoli di tutela.
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