Barbie la mitica e intramontabile bambola della Mattel diventa anche Barbie Savior e diventa sempre più social con tanto di profilo Instagram: quindi eccola in Africa per aiutare i più bisognosi tra un selfie e un tacco a spillo e l’altro la bambola con la sua indiscutibile fame cerca di portare l’attenzione sulla povertà di certi paesi, sul problema dell’acqua, insegna inglese ai bambini e si scatta foto con lo sfondo dei campi profughi. Dietro il profilo social ci sono due donne americane — che hanno scelto di restare anonime —: hanno un’esperienza decennale di volontariato, studi e lavoro all’estero che le ha portate a riconsiderare le proprie opinioni sull’industria degli aiuti umanitari e a riflettere sul complesso del «salvatore» occidentale che molti in Africa considerano offensivo e paternalistico, come ha spiegato l’autore nigeriano Teju Cole nel 2012:
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Nessuno dall’America o dall’Europa può andare in Africa e diventare un salvatore semi-divino o, vedere i propri bisogni soddisfatti.Oggi alcuni considerano controproducente l’intero sistema degli aiuti, poiché perpetua la dipendenza dei paesi più poveri dai più ricchi. Le due creatrici di Barbie salvatrice elogiano il lavoro dei medici contro l’Ebola ma sottolineano anche i troppi errori: dal razzismo nel trattamento della popolazione locale al traffico di bambini con il pretesto delle adozioni.
Servirà tutto ciò a sensibilizzare tutti su questo tipo di cause umanitarie? Si dubita fortemente di questo ma è certo che è un modo originale per farlo.